LA SOVRANITA’ DI DIO

 

“A te, o Eterno, la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo ! A te, o Eterno, il regno; a te, che t’innalzi come sovrano al disopra di tutte le cose! (1 Cronache 29:11).

 

Che cosa vogliamo dire con questa espressione? Vogliamo mettere in evidenza la supremazia di Dio, vogliamo dire che Dio è Re, che Dio è Dio.

Dire che Dio è sovrano significa dichiarare che Lui è l’Altissimo, Colui che fa tutto conforme alla sua volontà tra le schiere del Cielo e gli abitanti della Terra.

“Non v’è alcuno che possa fermare la sua mano o dirgli: Che fai?” (Daniele 4:35).

Dire che Dio è sovrano è dichiarare che Lui è l’Onnipotente, Colui che detiene tutto il potere nei Cieli e sulla Terra, così che nessuno può frustrare i suoi disegni, impedire i suoi piani o resistere alla sua volontà (Salmo 115:3).

Dire che Dio è sovrano significa dichiarare che “signoreggia sulle nazioni” (Salmo 22:28), permettendo il sorgere di certi regni, abbattendo imperi e determinando il corso delle dinastie secondo il suo disegno.

Dire che Dio è sovrano significa dichiarare che Lui è “l’unico Sovrano, il Re dei re e Signor dei signori” (1 Timoteo 6:15).

Questo è il Dio della Bibbia!

 

Ma il Dio che spesso viene presentato dai pulpiti è piuttosto degno di compassione che di timore reverente.

Dire che Dio si è proposto la salvezza di tutta l’umanità, che Dio Figlio morì con l’intenzione di salvare tutte le creature e che Dio Spirito Santo sta adesso cercando di portare il mondo a Cristo, mentre possiamo tutti osservare che la maggior parte dei nostri simili sta morendo in peccato ed è candidata ad una eternità senza speranza, equivale a dire che Dio Padre è stato deluso, che Dio Figlio è rimasto insoddisfatto e che Dio Spirito santo è stato sconfitto.

Dire che Dio sta facendo tutto ciò che gli è possibile per salvare l’umanità intera, ma che la maggior parte degli uomini non glielo permette, equivale a dire che la volontà del Creatore è impotente e che la volontà della creatura è onnipotente.

Gettare la colpa sul diavolo, come molti fanno, non risolve il problema, perché se Satana sta frustrando il proponimento di Dio, ciò significa che Satana è onnipotente e che Dio non è l’Essere Supremo.

 

Dichiarare che il piano di Dio originale è stato frustrato dal peccato, significa detronizzare Dio.

Pensare che Dio sia stato colto di sorpresa nell’Eden e che adesso sta cercando di rimediare a una calamità imprevista, significa degradare l’Altissimo al livello di un mortale finito e fallibile.

Dire che l’uomo è colui che determina esclusivamente il proprio destino e che pertanto ha il potere per ostacolare l’azione del suo Creatore, significa spogliare Dio dell’attributo dell’Onnipotenza.

Dire che la creatura ha varcato i limiti imposti dal suo Creatore e che Dio è adesso uno spettatore impotente del peccato e della sofferenza prodotta dalla caduta di Adamo, significa ripudiare la dichiarazione espressa dalla Sacra Scrittura: “Certo, il furore degli uomini ridonderà alla tua lode; ti cingerai degli ultimi avanzi dei loro furori” (Salmo 76:10).

 

La sovranità del Dio della Scrittura è assoluta, irresistibile e infinita. Quando diciamo che Dio è sovrano, affermiamo il suo diritto a governare l’universo, che ha fatto per la propria gloria e nel modo che più gli è piaciuto.

Il suo è il diritto che ha il vasellaio sulla creta: può modellarla come vuole, facendone un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile (Romani 9:21).

Affermiamo anche che non è soggetto a nessuna norma o legge al di fuori della sua volontà e natura, che è legge a se stesso e che non ha obbligo alcuno di rendere conto a nessuno del suo operato.

 

 

Dio è sovrano in tutti i suoi attributi

E’ sovrano nell’esercizio del suo potere: lo esercita come vuole, quando vuole e dove vuole. Per un certo tempo questo potere sembra svanire, ma poi risorge in un modo irresistibile. Faraone osò ostacolare la liberazione del popolo d’Israele e allora Dio spiegò tutto il suo potere per portare a compimento i suoi piani. Ma quando gli Amaleciti attaccarono gli Israeliti nel deserto, Dio agì nello stesso modo? Questi nemici del suo popolo furono prontamente distrutti? No, ma Mosè disse comunque: “L’Eterno farà guerra ad Amalek d’età in età” (Esodo 17:16).

Il potere di Dio si manifestò ancora nella caduta di Gerico, ma non si verificò più un intervento similare nella guerra per la conquista della terra di Canaan.

La Bibbia ci offre altri esempi del potere irresistibile di Dio: Davide e Golia, Daniele e i leoni, i tre giovani gettati nella fornace, ecc., ma in Ebrei 11:36-37 è elencata una serie di circostanze in cui questo potere non è intervenuto per liberare il suo popolo. Perché? Perché Dio liberò Pietro dalla prigione e lasciò che Stefano venisse lapidato? La risposta sta nel fatto che Dio è sovrano e agisce come ritiene opportuno.

 

 

Dio è sovrano nell’esercizio della sua misericordia

La misericordia non è un diritto dell’uomo, ma un’offerta da parte di Colui che è misericordioso.

La misericordia è un attributo di Dio tramite il quale mostra compassione e interviene a favore degli infelici, che sono tali per aver infranto le leggi divine o per essere le vittime di comportamenti peccaminosi altrui.

La misericordia di Dio si concretizza e si manifesta nell’incarnazione di Gesù, e il suo esercizio sovrano si evidenzia nell’episodio di Giovanni 5:1-9. Perché fu scelto questo paralitico in mezzo a tanti altri infermi? Quest’uomo non stava invocando la pietà di Dio, né possedeva qualcosa che gli desse diritto a ricevere favori speciali. Dio lo scelse per manifestare la sua misericordia e basta!

 

 

Dio è sovrano nell’esercizio della sua grazia

La grazia è l’antitesi della giustizia, perché offre un favore a chi nulla merita.

La giustizia non mostra compassione, né misericordia, ma vuole un’applicazione imparziale della legge. La grazia divina, però, non si esercita a spese della giustizia, ma “la grazia regna mediante la giustizia” (Romani 5:21), cioè la grazia viene concessa affinché il beneficiario acquisti la capacità di compiere la giustizia.

Se nessuno, quindi, può avere diritto alla grazia, Dio la concede a chi vuole. In questo modo nessuno si può gloriare davanti a Dio.

Esempi biblici della grazia di Dio sono: Israele (e non altri popoli), Isacco (e non Ismaele), Giacobbe (e non Esaù), i pubblicani (e non i Farisei), i pastori di Betlemme (e non il mondo intero tramite legioni di angeli), i più semplici e i più umili (e non i savi e gli intelligenti), ecc.

 

 

Dio è sovrano nell’esercizio della sua provvidenza

La realtà dell’uomo ci mette di fronte a certe alternative: o Dio governa o è governato; o Dio dirige o viene diretto; o Dio fa ciò che vuole o gli uomini decidono del loro destino.

Possiamo dire che l’uomo è un essere così ribelle che sfugge al controllo di Dio? O che il peccato ha allontanato il peccatore da Dio in tal modo da farlo trovare al di fuori della sua sfera d’azione? O che essendo l’uomo dotato di responsabilità morale, Dio deve lasciarlo interamente senza controllo, per lo meno durante il periodo di questo esame? O che, per la sua dichiarata inimicizia con il Cielo e verso l’autorità divina, Dio è impotente a realizzare i suoi piani tramite l’uomo?

No, perché anche le azioni più apertamente ostili alla sua autorità da parte dei suoi sudditi sono totalmente sotto il suo controllo e, senza che l’uomo se ne renda conto, cooperano alla realizzazione dei piani segreti di Dio (es.: Giuda). “All’uomo i disegni del cuore; ma la risposta della lingua vien dall’Eterno” (Proverbi 16:1) ; “Il cuore dell’uomo medita la sua via, ma l’Eterno dirige i suoi passi” (Proverbi 16:9).

 

E se l’Eterno dirige i passi dell’uomo, di ogni uomo, non è prova questa che Dio lo sta governando? “Ci sono molti disegni nel cuor dell’uomo, ma il piano dell’Eterno è quello che sussiste” (Proverbi 19:21).

Qualunque cosa l’uomo desideri o pianifichi, è la volontà del suo Creatore quella che si compie (Luca 12:16-21). “Il cuore del re, nella mano dell’Eterno, è come un corso d’acqua; egli lo volge dovunque gli piace” (Proverbi 21:1).

Se, quindi, il cuore dell’uomo è nelle mani dell’Eterno, se “dal cuore procedono le sorgenti della vita” (Proverbi 4:23) e se Dio volge il cuore della creatura dovunque gli piace, se ne deduce che tutti gli uomini sono totalmente sotto il controllo divino.

Nessuno, quindi, è in grado di poter ostacolare il compimento della volontà di Dio, come ci confermano altri testi biblici: Giobbe 23:13 / Salmo 33:11 / Proverbi 21:30 / Isaia 14:27 ; 46:9-10.

 

Nimrod decise di erigere la torre di Babele, ma i suoi piani vennero frustrati prima ancora della conclusione dell’opera.

Malgrado Isacco avesse cercato di dare la sua benedizione a Esaù, fu Giacobbe a riceverla, perché a lui era stata fatta la promessa. Esaù aveva giurato di vendicarsi nei confronti del fratello, ma quando si incontrarono, dopo tanti anni di separazione, si abbracciarono e piansero di gioia.

I fratelli di Giuseppe avevano meditato la sua distruzione, ma i loro piani non trovarono compimento.

Il Faraone morì nel mar Rosso nel tentativo di opporsi al piano di Dio per Israele.

Balac assunse Balaam perché maledicesse gli Israeliti, ma Dio lo obbligò a benedirli.

Aman eresse un patibolo per Mardocheo, ma fu lui a venirvi giustiziato.

Giona cercò di resistere alla volontà rivelata di Dio nei confronti di Ninive, ma come finirono i suoi sforzi?

Dio non teme nessun complotto contro di sé (Salmo 2:1-4), perché può schiacciare come una formica chiunque si elevi per detronizzarlo.

 

 

Dio governa la materia inanimata

Genesi 1:1-19 ; 6:17 ; 7:11-12 / Esodo 10:21-23 ; 9:23-26 / Marco 4:39 / Matteo 2:9 / Salmo 147:15-18 / Amos 4:7-10

 

 

Dio governa le creature irrazionali

Genesi 1:20-25 ; 2:19 ; 6:19-20 / Esodo 8:3,22 ; 9:3-6 / 1 Samuele 6 / 1 Re 17:2-4 / Numeri 22:28 / 2 Re 2:24 ; 9:9-10,34-36 / Daniele 6:22

 

 

Dio governa gli angeli, tanto i buoni come i cattivi

Gi angeli sono servi di Dio, suoi messaggeri:

1 Cronache 21:15-28 / Atti 12:11 / Apocalisse 22:6 / Matteo 13:41 ; 24:31

 

Lo stesso dicasi per gli spiriti maligni:

Giudici 9:23 / 1 Re 22:23 / 1 Samuele 16:14 / Giobbe 1:12 ; 2:6 / Luca 22:31 / Matteo 4:11

 

 

La sovranità di Dio nella salvezza

“La salvezza appartiene all’Eterno” (Giona 2:10), però il Signore non salva tutti. Perché? Gli uomini sono forse troppo peccatori e depravati? No, perché Paolo ha scritto: “Certa è questa parola e degna di essere pienamente accettata: che Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo” (1 Timoteo 1:15).

Se Dio, quindi, ha salvato il primo dei peccatori, non c’è ragione che impedisca al Signore di raggiungere anche gli altri.

Oppure il loro cuore è talmente duro che neanche Dio riesce a scalfirli? No, perché è scritto: “Torrò via dalla loro carne il cuore di pietra, e darò loro un cuore di carne” (Ezechiele 11:19).

O sono forse così ostinati che Dio non possa attirarli a sé? No, Paolo ci dà ancora la risposta: “Per la grazia di Dio io sono quello che sono” (1 Corinzi 15:10).

Non sono neanche i più intelligenti o i più perspicaci nel capire il loro bisogno di essere salvati, che accettano Gesù come loro Salvatore, perché la Scrittura dice: “Chi ti distingue dagli altri? E che hai tu che non l’abbia ricevuto? E se pur l’hai ricevuto, perché ti glori come se tu non l’avessi ricevuto?” (1 Corinzi 4:7).

La fede è un dono di Dio, ma “non tutti hanno la fede” (2 Tessalonicesi 3:2). Dio, quindi, non concede questo dono a tutti, ma soltanto ai suoi eletti: “Tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero” (Atti 13:48). Dio distribuisce i suoi doni in modo sovrano e lo conferma nella sua Parola: “Non m’è lecito far del mio ciò che voglio?” (Matteo 20:15).

 

Il passaggio della Scrittura che manifesta in modo più evidente la sovranità assoluta di Dio rispetto alla determinazione del destino delle sue creature, è forse il cap. 9 della lettera ai Romani:

“Il vasaio non ha egli potestà sull’argilla, da trarre dalla stessa massa un vaso per uso nobile, e un altro per uso ignobile? E che c’è mai da replicare se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità dei vasi d’ira preparati per la perdizione, e se, per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già innanzi preparati per la gloria, li ha anche chiamati non soltanto di fra i Giudei ma anche di fra i Gentili?” (Romani 9:21-24).

Questi versetti presentano l’umanità caduta così inerte e impotente come una massa di creta. Non c’è differenza tra gli eletti e i non eletti, entrambi fanno parte della stessa massa di creta, come ci conferma l’apostolo Paolo: “Eravamo per natura figlioli d’ira, come gli altri” (Efesini 2:3).

Il destino finale di ogni uomo, quindi, lo decide la volontà di Dio. E’ certo umiliante per il cuore orgoglioso dell’uomo sentirsi come creta nelle mani del vasellaio divino. Dio, quindi, forma i suoi vasi secondo la finalità che si è proposto.

Vediamo adesso 7 testi che confermano questa affermazione:

 

1) “I Gentili, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna cedettero” (Atti 13:48).

Da questo testo impariamo che credere è una conseguenza e non la causa del decreto di Dio, che solo un numero limitato è stato “ordinato a vita eterna”, che questi ordinati non sono stati chiamati ad espletare un semplice servizio, ma sono stati chiamati a vita eterna, che tutti coloro che erano stati ordinati a vita eterna, nessuno escluso, hanno creduto.

2) “E così anche nel tempo presente, v’è un residuo secondo l’elezione della grazia. Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, grazia non è più grazia” (Romani 11:5-6).

Così come al tempo di Elia, Dio si era riservato 7000 uomini che non avevano piegato il loro ginocchio davanti a Baal, uomini liberi dall’idolatria imperante in quel tempo non per meriti ma per illuminazione dall’Alto, anche oggi i credenti sono tali per intervento divino.

L’elezione di Dio è senza condizioni, è il risultato di un suo favore sovrano verso l’umanità ed è gratuita.

 

3) “Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione: non ci sono tra voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i savi; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo, e le cose sprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, affinché nessuna carne si glori nel cospetto di Dio” (1 Corinzi 1:26-29).

Elezione significa prender l’uno e lasciare l’altro, e chi sceglie qui è Dio stesso.

Perché Dio sceglie i deboli, gli ignoranti e i disprezzati del mondo? Per dimostrare e innalzare la sua grazia, che si evidenzia quindi come l’unica e vera causa della salvezza dell’uomo.

La mancanza di gloria carnale tra gli eletti non permette di fissare l’attenzione sui meriti degli uomini, ma la concentra sull’intervento divino e sul carattere misericordioso di questo intervento.

Infatti “quel che è eccelso fra gli uomini è abominevole dinanzi a Dio” (Luca 16:15).

 

4) “Benedetto sia l’ Iddio e Padre del nostro Signor Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo, siccome in Lui ci ha eletti, prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinanzi a lui nell’amore, avendoci predestinati ad essere adottati, per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figlioli, secondo il beneplacito della sua volontà…in lui, dico, nel quale siamo pur stati fatti eredi, a ciò predestinati conforme al proposito di Colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della propria volontà” (Efesini 1:3-5,11).

Dio ci vuol far sapere che ci ha scelto prima della caduta di Adamo e prima ancora della fondazione del mondo. L’amore lo ha spinto a questa elezione, anche se c’è chi ritiene ingiusto il fatto che Dio decida il destino eterno delle sue creature prima ancora che nascano.

 

5) “Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità” (2 Tessalonicesi 2:13).

Dio ci sceglie per portarci alla salvezza e non per offrirci soltanto qualche beneficio esteriore. La salvezza si raggiunge tramite la santificazione dello Spirito e la fede nella verità. Il fatto che uno sia stato scelto a salvezza non significa che debba essere salvato per forza, contro la volontà dell’eletto. La realtà della nostra elezione a salvezza deve essere per noi motivo di fervente lode.

Paolo non è orrorizzato dalla dottrina della predestinazione, ma vede in ciò un motivo di gratitudine senza uguali.

 

6) “Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma a motivo del suo progetto di salvezza e della grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità” (2 Timoteo 1:9).

La nostra salvezza non è dovuta a un qualcosa presente in noi, non è una ricompensa per qualche cosa che abbiamo fatto, ma è il risultato del progetto di Dio. E’ per grazia che siamo salvi e questa grazia ci è stata data in Cristo Gesù.

Se la nostra elezione è un fatto reale già dall’eternità, durerà fino all’eternità.

 

7) “Eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo” (1 Pietro 1:2).

L’elezione del Padre precede l’opera dello Spirito Santo. La prescienza di Dio Padre non si riferisce qui alla sua prescienza di tutte le cose, ma al fatto che tutti i santi erano già presenti nella sua mente in Cristo.

La fede, quindi, ci viene data perché si realizzi il proponimento dell’elezione di Dio ed è un dono, senza il quale nessuno potrebbe credere. Dio, perciò, sceglie chi ha deciso di scegliere.

 

 

Il modo di procedere sovrano di Dio verso i giusti e gli ingiusti

1) Verso i giusti

    a) Dio esercita versi i suoi eletti un potere vivificante:

        Con la nuova nascita Dio ci passa da morte a vita (Giovanni 5:24), ci dà la sua

        natura (2 Pietro 1:4), ci libera dal potere delle tenebre e ci porta nel regno di

        Gesù (Colossesi 1:13) e ci ricrea in Cristo (Efesini 2:10).

 

    b) Dio esercita verso i suoi eletti un potere fortificante:

        Efesini 1:19 ; 3:16 / Isaia 40:29 / Atti 1:8 ; 4:33 / 1 Corinzi 2:4 / 2 Pietro 1:3

 

    c) Dio esercita verso i suoi eletti un potere direttivo:

        Salmo 48:14 / Efesini 2:10 / Isaia 26:12 / Proverbi 16:9

 

    d) Dio esercita verso i suoi eletti un potere preservante:

        Salmo 97:10 ; 37:28 ; 145:20 / 1 Pietro 1:5

 

2) Verso gli empi

    a) Dio esercita, a volte, sugli empi un’influenza restrittiva, che impedisce loro di

        fare ciò che per natura sono inclini a volere:

        Abimelec, re di Gherar, è un primo esempio (Genesi 20:1-18) ; Giuseppe e i suoi

        Fratelli (Genesi 37:12-28; 45:1-8) ; Balaam e Balac (Numeri 23:7-12,17-27 ; 24:3-

        11) ; i nemici di Israele (Esodo 34:23-24).

 

    b) Dio esercita, a volte, sugli empi un’influenza ammorbidente, che li spinga, contro

        la loro propensione naturale, ad operare in favore della sua causa:

        Potifar e Giuseppe (Genesi 39:1-5) ; il governatore della prigione e Giuseppe

        (Genesi 39:20-23) ; la figlia del Faraone e Mosè (Esodo 2:1-6) ; Esaù e il fratello

        Giacobbe (Genesi 27:41 ; 33:1-4) ; Acab e Elia (1 Re 18:7-12,17-20) ; Assuero e

        Ester (Ester 4:16 ; 5:1-3) ; il capo degli eunuchi e Daniele (Daniele 1:8-10) ; Ciro e

        Esdra (Esdra 1:1-2 ; 7:27-28).

 

    c) Dio esercita, a volte, sugli empi un’influenza canalizzatrice indiretta, ottenendo

        del bene dai loro propositi malvagi:

        Giuseppe e i suoi fratelli (Genesi 37:12-28 ; 45:1-8) ; gli Assiri e Israele (Isaia

        10:5-7) ; Giuda e Gesù (Salmo 41:9 / Matteo 26:50 ; 27:7).

 

    d) Dio indurisce i cuori degli empi e acceca le loro menti:

        Il Faraone e il popolo ebreo (Salmo 105:23-25 / Esodo 1:8-10) ; il Faraone e Mosè

        (Esodo 4:21 ; 14:17-18 / Romani 9:17) ; il popolo ebreo e Sihon, re di Reshbon

        (Deuteronomio 2:30) ; il popolo ebreo e gli abitanti di Canaan (Giosuè 11:19-20) ;

        Gesù e coloro che rifiutavano la sua testimonianza (Giovanni 12:37-40) ; coloro

        Che non aprono il cuore alla verità e l’Anticristo (2 Tessalonicesi 2:11-12).

 

 

La sovranità di Dio e la preghiera

“Se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce” (1 Giovanni 5:14).

Dio, nella sua sovranità, ha ordinato che i destini umani possono essere cambiati e modellati dalla volontà dell’uomo. Ciò conferma che la preghiera cambia le cose, o meglio che Dio cambia le cose quando gli uomini pregano.

Non trasformiamoci, quindi, in fatalisti, ma esercitiamo la volontà che Dio ci ha dato nella preghiera.

Non possiamo, però, neanche affermare che Dio non voglia e non possa fare accadere ciò che si è proposto, se noi non preghiamo. Lo stesso Dio, infatti, che ha decretato il fine ha decretato anche i mezzi tramite i quali questo fine verrà raggiunto, e uno di questi è la preghiera.

Se Dio ha determinato di concedere una certa benedizione, dà anche uno spirito di supplica che la cerca.

 

Ma perché Dio ha voluto che l’uomo si rivolgesse a Lui in preghiera? La maggior parte delle persone direbbe: “Per ottenere da Dio ciò di cui abbiamo bisogno”.

Se è vero che questo è uno dei proponimenti della preghiera, non è certo il principale. Questo aspetto ci porta, poi, a considerare la preghiera solo dal punto di vista umano. Contempliamola adesso dal punto di vista divino:

 

1) La preghiera è un comandamento, affinché Dio sia onorato. Il Signore vuole che riconosciamo che Lui è veramente “l’Alto, l’Eccelso, che abita l’eternità” (Isaia 57:15). Dio vuole che confessiamo il suo dominio universale. Quando Elia pregò perché piovesse (1 Re 18:41-46) non fece altro che confessare il controllo di Dio sugli elementi atmosferici. Quando preghiamo Dio perché salvi un povero peccatore, riconosciamo che “la salvezza appartiene a Lui” (Giona 2:10). Invocando la sua benedizione su ogni persona, tramite il Vangelo, dichiariamo la sua sovranità sul mondo intero.

 

2) Dio vuole che lo adoriamo e la preghiera è un’azione di culto, perché è un prostrarsi dell’anima davanti a Lui. La preghiera, infatti, è invocare il suo Nome santo e grande, è confessare la sua bontà, il suo potere, la sua immutabilità e la sua grazia, è il riconoscimento della sua sovranità, perché pregando ci sottomettiamo alla sua volontà.

 

3) La preghiera dà gloria a dio, perché esercitandola non facciamo altro che riconoscere che dipendiamo da Lui. Infatti, quando rivolgiamo a Dio in umiltà delle suppliche, ci mettiamo nelle sue mani e alla sua mercé. Nel cercare le benedizioni di Dio confessiamo che Lui è l’autore di ogni regalo e dono perfetto. La preghiera dà gloria a Dio, perché ci porta ad esercitare la fede e nulla lo onora e gli è gradito così tanto come la fiducia dei nostri cuori nei suoi confronti.

 

4) Dio ha designato la preghiera come mezzo per ottenere benedizioni spirituali e crescita nella grazia. La preghiera è un momento di grande umiliazione e ci permette di considerare l’immensa maestà di Dio, così come la nostra nullità e indegnità. La preghiera è anche un esercizio per la nostra fede. La fede è generata dalla Parola (Romani 10:17), ma viene esercitata nella preghiera. La preghiera ha anche un valore terapeutico, perché ci aiuta ad esprimere e a scaricare i nostri pesi che opprimono l’anima. La preghiera è un mezzo per portare a maturazione l’amore che Dio ha sparso nei nostri cuori. Essa, infatti, è azione e l’amore si esprime e si fortifica tramite l’azione. L’insistenza presso Dio con l’intercessione a favore del nostro prossimo e per l’ottenimento delle sue benedizioni personali, concretizza l’amore verso i nostri simili e noi stessi. E le risposte di Dio aumentano il nostro legame nei suoi confronti (Salmo 116:1). La preghiera, che a volte deve diventare perseverante e insistente, ci porta a capire il valore delle benedizioni che cerchiamo presso Dio e che Lui ci ha promesso.

 

5) Dio ha designato la preghiera come mezzo per cercare le cose di cui abbiamo bisogno. Ma non sa Dio ciò di cui abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo? (Matteo 6:8). Se non dobbiamo, quindi, informare Dio sui nostri bisogni, perché pregare allora? E se tutte le buone opere che dobbiamo praticare sono già state preordinate da Dio, perché ancora pregare?

La preghiera ci è stata data per vivere l’esperienza della necessità e per riconoscere che Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno, realtà che aumenta la nostra sicurezza e tranquillità e ci permette di accettare le circostanze della vita come mezzo permesso da Dio per destare in noi il senso della necessità e trovare in Lui la risposta, così come Lui se l’è prefigurata.

Dio vuole che i suoi doni siano ricercati e che lo ringraziamo dopo averli ricevuti. Così noi onoriamo Dio.

 

Ma se Dio controlla tutti gli avvenimenti e ha predestinato l’andamento di questo mondo, non diventa la preghiera una pratica inutile? La Bibbia ci risponde:

“Non cessate mai di pregare” (1 Tessalonicesi 5:17) ;

“Dobbiamo pregare sempre e non stancarci” (Luca 18:1) ;

“La preghiera della fede salverà il malato…la preghiera del giusto ha una grande efficacia” (Giacomo 5:15-16).

Gesù, nostro Maestro e quindi grande esempio in ogni cosa, fu un uomo di preghiera. La preghiera, è evidente, non manca perciò né di significato, né di valore.

Ma qual è la relazione tra la sovranità di Dio e la preghiera dei suoi figli? La preghiera non si propone di alterare il proponimento di Dio e di crearne un altro. Dio ha decretato che certi avvenimenti abbiano luogo, ma ha anche decretato che gli stessi avvengano tramite i mezzi che Lui ha designato per il loro compimento.

Dio ha eletto certe persone a salvezza, ma ha anche decretato che lo siano tramite la predicazione del Vangelo. Dio ha decretato i mezzi per raggiungere certi fini e la preghiera si trova tra questi due momenti.

La Scrittura ci insegna chiaramente che la preghiera, chiedendo espressamente il compimento delle cose che dio ha decretato, non manca di significato.

Elia sapeva che Dio era sul punto di mandare la pioggia, ma ciò non gli impedì di consacrarsi alla preghiera per il raggiungimento di questo scopo (Giacomo 5:17-18). Daniele, leggendo gli scritti dei profeti, sapeva che la cattività in Babilonia sarebbe durata 70 anni, ma, pur mancando poco a questa scadenza profetizzata, “volse la sua faccia verso il Signore Iddio, per disporsi alla preghiera e alle supplicazioni, col digiuno, col sacco e con la cenere” (Daniele 9:2-3).

 

Dio disse al profeta Geremia: “Poiché io so i pensieri che medito per voi: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza”. E invece di aggiungere: “Non c’è quindi necessità che voi mi chiediate queste cose”, disse: “Voi mi invocherete, verrete a pregarmi e io vi esaudirò” (Geremia 29:11-12).

In Ezechiele 36:37, dopo le promesse esplicite riguardanti la futura restaurazione di Israele, Dio dice: “Anche in questo mi lascerò supplicare dalla casa d’Israele, e glielo concederò”.

Gesù, pur sapendo che dopo la sua morte Dio lo avrebbe fatto risorgere e lo avrebbe fatto sedere alla sua destra, si rivolge così in preghiera al Padre: “Ora, o Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse” (Giovanni 17:5).

La volontà di Dio è immutabile e le nostre invocazioni non possono cambiarla. Leggiamo, infatti, in Geremia 15:1 le seguenti parole: “Quand’anche Mosè e Samuele si presentassero davanti a me, l’anima mia non si piegherebbe verso questo popolo; caccialo via dalla mia presenza, e ch’ei se ne vada!”

Questa, però, è l’idea comune che si ha oggi della preghiera: Mi presento davanti a Dio, gli chiedo qualcosa di cui ho bisogno e aspetto che me lo dia. In questo modo non facciamo altro che abbassare Dio a nostro servo: deve fare ciò che gli chiediamo, compiere la nostra volontà e soddisfare i nostri desideri.

No, pregare è presentarsi davanti a Dio, presentargli le nostre necessità, mettere nelle sue mani la nostra vita e lasciare che Lui faccia secondo ciò che ritiene opportuno. Così sottomettiamo la nostra volontà alla sua e non viceversa. Quando Dio concede delle benedizioni ad una congregazione che prega, non è causa delle preghiere, come se queste lo muovessero ad agire, ma lo fa per la sua stessa causa e per un atto della sua volontà sovrana.

 

La storia di Lazzaro (Giovanni 11:1-44) è un esempio di come bisogna pregare (verso 3) e del modo come Dio si riserva di intervenire in risposta alla preghiera stessa. Anche in 2 Corinzi 12:7-9 vediamo la sovranità di Dio nelle risposte alle richieste che gli vengono rivolte.

La vera preghiera è comunione con Dio. Ciò significa che ci saranno pensieri comuni tra la sua mente e la nostra. E’ necessario che Dio riempia la nostra mente e il nostro cuore con i suoi pensieri, affinché i suoi desideri diventino i nostri desideri e questi ritornino di nuovo a Lui tramite la preghiera.

Ecco qui, quindi, il punto di incontro tra la sovranità di Dio e la preghiera dei credenti: “E questa è la confidanza che abbiamo in Lui: che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce (1 Giovanni 5:14). In caso contrario non ci ascolta, così come dice Giacomo: “Domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri” (Giacomo 4:3).

Ma non ha detto Gesù: “In verità, in verità vi dico che quel che chiederete al Padre, Egli ve lo darà nel nome mio”? (Giovanni 16:23). Chiedere nel nome di Gesù è più di una semplice formula, perché significa essere in accordo con ciò che Cristo è, significa chiedere come se fosse Cristo stesso ad elevare quella supplica, è rinunciare alla nostra volontà accettando quella di Dio.

 

La preghiera, quindi, più che un atto è un’attitudine, una attitudine di dipendenza da Dio.

La preghiera è la confessione di debolezza, di impotenza, che fa la creatura.

La preghiera è il riconoscimento della nostra necessità che presentiamo a Dio.

Pregare, quindi, è esattamente il contrario di dettare qualcosa a Dio

Dato che la preghiera è un’attitudine di dipendenza, colui che prega è una persona sottomessa a Dio, che si dichiara soddisfatta nel lasciare al Signore la decisione di intervenire nella sua vita come Lui ritenga opportuno.

Ogni preghiera rivolta a Dio con questo spirito riceverà sicuramente risposta.

 

 

Attitudine del credente verso la sovranità di Dio

1) Un santo timore

     “Il timore dell’Eterno è il principio della scienza” (Proverbi 1:7). Felice l’anima che sente timore davanti alla percezione della maestà di Dio, che ha una visione della spaventosa grandezza di Dio, della sua ineffabile santità, della sua perfetta giustizia, del suo potere irresistibile e della sua grazia sovrana.

Ma non devono essere solo gli in conversi a temere Dio e il suo giudizio? Ascoltiamo l’apostolo Paolo: “Compiete la vostra salvezza con timore e tremore” (Filippesi 2:12), ed anche il re Davide: “Come un padre è pietoso verso i suoi figlioli, così è pietoso l’Eterno verso quelli che lo temono” (Salmo 103:13).

Quando parliamo di santo timore non intendiamo un timore servile, ma pensiamo ad un’attitudine di cuore che Dio ha promesso di benedire: “Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito contrito, e trema alla mia parola” (Isaia 66:2).

 

2) Una ubbidienza implicita

     La visione di Dio ci porta a renderci conto della nostra piccolezza e nullità, a mostrarci la nostra dipendenza da Lui e il bisogno di metterci nelle sue mani.

L’uomo per natura è pieno di se stesso, della sua importanza, grandezza e autosufficienza, cioè di orgoglio e ribellione. Il rimedio a ciò è la contemplazione della maestà e grandezza di Dio, perché solo questa visione umilia profondamente l’uomo.

E solo se umiliato l’uomo, che vive per servire e gradire se stesso, passerà a servire e gradire Dio. Nessuno può servire due padroni.

L’irriverenza genera disubbidienza. Disse il Faraone a Mosè: “Chi è l’Eterno ch’io debba ubbidire alla sua voce e lasciar andare Israele? Io non conosco l’Eterno, e non lascerò affatto andare Israele” (Esodo 5:2).

L’irriverenza del Faraone era dovuta anche alla sua ignoranza riguardo la persona di Dio.

Rendersi conto che la Bibbia è la rivelazione dell’Altissimo, in cui ci viene manifestata la sua mente e la sua volontà, è il primo passo verso una pietà pratica.

Riconoscere che la Bibbia è la Parola del Dio Onnipotente, ci porterà a vedere come è terribile disprezzarla e ignorarla.

Comprendere che il messaggio della Bibbia è rivolto alle nostre anime ci farà dire le stesse parole del salmista: “Inclina il mio cuore alle tue testimonianze…guida i miei passi nella tua parola” (Salmo 119:36,133).

 

3) Totale sottomissione

     La vera accettazione della sovranità di Dio escluderà dalla nostra vita ogni mormorio e lamentela, e riterrà come suo diritto il poter fare di noi ciò che vuole.

Se Dio ritiene opportuno inviarci povertà, malattia, afflizioni familiari, Lui, come giudice di tutta la terra, ne ha tutto il diritto.

Per noi umani è normale lamentarci davanti a perdite e afflizioni, ma per chi ha riconosciuto la sovranità di Dio diventa naturale la sottomissione ai suoi voleri.

Un esempio è la storia di Elì. Quando Dio gli comunicò, tramite un suo profeta, che i suoi due figli sarebbero morti in giovane età a causa delle loro scelleratezze (1 Samuele 2:27-36), Elì rispose: “Egli è l’Eterno: faccia quello che gli parrà bene” (1 Samuele 3:18).

Anche Giobbe, di fronte alle disgrazie che si stavano accumulando nella sua vita, disse: “Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della terra; l’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno (Giobbe 1:21).

La vera accettazione della sovranità di Dio ci porta a sottomettere tutti i nostri piani alla sua volontà. Il divino vasellaio ha potere assoluto sulla creta.

Non facciamo piani a lunga scadenza, come in Giacomo 4:13-15, ma rimettiamo a Dio il nostro domani.

 

4) Profonda gratitudine e gioia

     Il riconoscimento della sovranità di Dio deve portarci a dire come il salmista: “Benedici, anima mia, l’Eterno; e tutto quello che è in me, benedica il suo santo nome” (Salmo 103:1).

E anche San Paolo dice: “Ringraziate continuamente di ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Efesini 5:20).

Certo, finché le cose ci vanno bene è facile essere riconoscenti a Dio, ma nei contrattempi che cosa facciamo? Non sperimenteremo il vero riposo finché non impareremo a vedere la mano di Dio in ogni cosa.

Questa fede non è cieca, ma riposa sulla Parola sicura del Dio vivo e pertanto dice: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Romani 8:28). La fede che opera “si rallegra sempre nel Signore” (Filippesi 4:4).

 

5) Adorazione

     La sovranità di Dio non è la sovranità di un despota tirannico, ma la volontà operante di Colui che è infinitamente saggio e buono. Se Dio è infinitamente saggio non può sbagliare e se è infinitamente giusto non può commettere ingiustizie.

Il solo fatto che la volontà di Dio sia irresistibile e irrevocabile mi riempie di timore, ma quando mi rendo conto che Lui vuole solamente il nostro bene, il mio cuore si riempie di gioia.

Il riconoscimento, poi, della sovranità di Dio e la presa di coscienza che lo stesso Sovrano è mio Padre, riempie il mio cuore e mi fa prostrare davanti a Lui in adorazione.