ESPIAZIONE

 

Cafar:   Coprire (in lingua ebraica)

Espiare: Emendare con la pena una colpa commessa,scontare; rendere puro,purificare;  

                soddisfare le richieste della giustizia

 

1.     Il peccato infrange la legge divina

          1 Giov. 3:4   /   Giac. 2:10

 

          Chi infrange una legge dello stato commette un reato e chi infrange una legge divina commette un peccato.

 

2.     Il peccatore è condannato a morte

                Ezech. 18:4   /   Rom. 6:23

 

Se un reato prevede sempre una pena da scontare, che il magistrato provvede a quantificare,il peccato, grande o piccolo che sia, ha come unica pena la morte, cioè separazione e incomunicabilità eterne con Dio.

 

3.     Per l’espiazione della pena Dio provvede un sostituto

                Lev. 1:1-5  ;  4:27-31

 

          Dio, però, non gioisce nel condannare a morte l’uomo e cerca un modo per non mettere in atto la sentenza. Provvede, così, un sostituto: un animale. Se l’uomo ha commesso la colpa, l’animale sconterà la pena, cioè verrà ucciso. Prima della sua morte, però, l’offerente dovrà porre le sue mani sulla testa dell’animale come per far trasmigrare in esso i suoi peccati e potersi considerare, così, libero da ogni colpa.

 

4.     L’animale sacrificato non toglieva il peccato, ma lo copriva

                Ebrei 9:1-10  ;  10:1-4,11

 

          E’ evidente, però, che i peccati non potevano essere trasferiti su altri, perché il peccato è tale solo con il concorso della volontà del peccatore. Il peccato, poi, non è un singolo atto, tolto il quale si ricrea la perfezione nell’uomo, ma il prodotto di un’attitudine presente nell’essere umano fin dal suo concepimento ed è questa attitudine (egoismo) che produce i singoli peccati. Il sacrificio dell’animale non purificava, quindi, l’uomo dal suo peccato, ma portava Dio a soprassedere all’esecuzione della sentenza,non considerando il peccato commesso, anzi perdonandolo, anche se questo perdono non metteva l’uomo nella condizione di servirlo, ma lo lasciava indifeso di fronte al potere del peccato presente nel suo cuore. Dio, quindi, soprassedeva in attesa di Colui che avrebbe reso possibile questa purificazione,che avrebbe, cioè, dato all’uomo uno spirito Santo e con questo anche la capacità di applicare la giustizia di Dio.

 

 5.     L’animale sacrificato era un tipo del vero sostituto scelto da Dio: Gesù Cristo

                Lev. 16:1-22   /   Isaia 53:5-12

 

          L’animale sacrificato aveva solo un valore di simbolo, rappresentava, infatti, il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo, l’unico in grado di liberare l’uomo dalla sua colpa e di renderlo giusto agli occhi di Dio.

 

6.     Cristo ha preso su di sé la colpa dell’uomo

          Rom. 8:3   /   2 Cor. 5:21   /   Ebrei 2:14-18

 

          Cristo, facendosi simile all’uomo tramite l’incarnazione, ha preso su di sé la sua natura decaduta, peccaminosa, ed è stato tentato a infrangere la legge divina finché ha vissuto su questa terra. Si realizzava, così, quell’atto simbolico, descritto nell’Antico Testamento, in cui l’offerente imponeva le proprie mani sulla testa dell’animale da sacrificare, affinché i suoi peccati trasmigrassero in esso.

 

7.     Cristo ha preso su di sé anche la condanna a morte

                1 Pietro 3:18-19   /   Efes. 4:8-9   /   Mat. 12:40

 

          Essendosi identificato con l’uomo, Cristo dovette gustare anche la morte fisica, o prima morte, e successivamente la morte seconda, ossia la discesa negli inferi, il luogo dell’eterna separazione da Dio. Da lì, però, risorse e ascese al Cielo.

 

8.     Morendo al peccato, Cristo ha espiato la pena

                Ebrei 2:17-18  ;  4:15   /   Rom. 6:10

 

          Quando un condannato sconta la pena inflittagli, la giustizia è soddisfatta e questi torna ad essere una persona libera. In Cristo la giustizia di Dio è stata soddisfatta, perché Lui non ha mai ceduto alla tentazione. Se la giustizia è soddisfatta non ci sarà condanna e se non c’è condanna non ci sarà neanche una pena da scontare. Ciò che a nessun altro uomo è stato possibile, Cristo, il secondo Adamo, l’ha realizzato: ha soddisfatto la giustizia di Dio.

 

9.     Il sangue di Cristo purifica l’uomo dal suo peccato

          Ebrei 9:11-14  ;  10:10-14   /   1 Giov. 1:7   /   Apoc. 1:5

 

          Nel giorno dell’Espiazione il Sommo Sacerdote entrava con il sangue di un capro, ucciso in precedenza, nel Luogo Santissimo e lo depositava sul propiziatorio. Era una vita innocente che veniva presentata a Dio, perché il sangue è la vita in questa dimensione terrena, e questo permetteva al Sommo Sacerdote di rimanere alla Sua presenza e non venir da Lui ucciso. Questo rito aveva un valore profetico e voleva rappresentare il momento in cui Cristo si sarebbe presentato davanti al trono di Dio nel terzo Cielo col proprio sangue, cioè con la propria vita, quella vissuta sulla terra come uomo, ovvero in Spirito, perché è da lì che sono emanate le motivazioni che hanno prodotto il Suo agire. Cristo fu giustificato da Dio, cioè venne considerato giusto, e, così, chiunque riceve il Suo Spirito riceve uno Spirito santo, incorrotto e incorruttibile, che non può peccare. E dove non c’è peccato la giustizia di Dio è soddisfatta, non emette nessuna condanna e se non c’è condanna non c’è nemmeno la relativa pena da scontare. I nostri peccati non ci vengono imputati, perché lo Spirito santo di Cristo ha vinto il potere del peccato ed è libero dal potere della tentazione, per cui abbiamo il potenziale per vivere una vita santa, in perfetta armonia con la volontà di Dio. Avviene, quindi, ciò che nel giorno dell’Espiazione era rappresentato dal secondo capro. Questo veniva inviato nel deserto, lontano dalla vista dell’uomo, carico di tutti i peccati del popolo, che erano trasmigrati simbolicamente su di lui per l’imposizione delle mani sul suo capo da parte del Sommo Sacerdote. Con la morte fisica usciremo dal mondo della tentazione, il peccato perderà forza in noi e lo Spirito santo di Cristo potrà dominarci incontrastato. La vita avrà, così, assorbito la morte (2 Cor.5:4).