IL FINE DELLA LEGGE

 

1.     Senza legge non si può accusare il peccato

                 Rom. 5:13  ;  4:15  ;  7:8-9

 

La legge,riassunta nei 10 comandamenti, fu data all’uomo affinché acquistasse la consapevolezza di compiere una cosa sgradita a Dio, e quindi passibile di condanna, ogni volta che una sua azione, o desiderio,la infrangeva. Questa infrazione veniva, e viene ancora oggi, chiamata peccato.

          Con la legge, quindi, Dio metteva sotto accusa il comportamento dell’uomo, ne esigeva il rispetto e chiariva la Sua intenzione di punire ogni trasgressione.

 

2.     La morte, paga del peccato, regnò fino a Mosè

                 Rom. 5:13-14

 

Prima di Mosè non era del tutto esplicito il concetto di peccato, cioè di quella chiara e voluta infrazione alla volontà di Dio, ciononostante il peccato era una realtà nella vita dell’uomo e condizionava i suoi comportamenti. La coscienza si era rivelata insufficiente a preservare l’umanità da atteggiamenti e pensieri contrari alla mente divina. La morte fisica, colpendo ogni uomo, dimostrava che la natura di Adamo, ribelle ai precetti di Dio, era riprodotta in ogni essere umano.

 

3.     La legge fu data per manifestare il peccato

                 Rom. 3:19-20  ;  5:20  ;  7:5-9   /   1 Cor. 15:56

 

La legge, quindi, fu data per mettere in evidenza i peccati che l’uomo commetteva e commette. Oltre a ciò voleva far risaltare il potere del peccato sulla nostra vita, perché ogni sforzo per bloccarlo non faceva e non fa altro che aumentarne la spinta per portarci a soccombere al suo volere (Rom.7:7-24).

 

4.     La legge non è peccato

                 Rom. 7:7-14

 

La legge non ha provocato nell’uomo la voglia di infrangerla, ma ha semplicemente messo in evidenza la tendenza a calpestare la volontà di Dio già presente nel suo cuore.

 

5.     La legge manifesta l’ira di Dio

                 Esodo 20:1-18   /   Rom. 4:14-15   /   Gal. 3:10

 

La legge manifesta l’intransigenza e la fermezza di Dio nel condannare ogni azione contraria ai Suoi principi enunciati nel Decalogo.

 

6.     La legge non può cambiare l’uomo peccatore

       Rom. 7:14-24  ;  8:1-4   /   1 Tim. 1:8-11

                           

La legge non ha il potere di cambiare il cuore dell’uomo,ma ha il compito di smascherare ciò che in esso è presente. La legge, infatti, con le sue formulazioni al negativo (non rubare, non commettere adulterio, ecc.) tende a reprimere ciò che ha normale corso nella vita dell’uomo e che Dio reputa meritevole di condanna.

 

7.     L’osservanza della legge non giustifica

                Atti 13:38-39   /   Rom.3:19-20   /   Gal. 2:15-21  ;  3:10-24   /   Ebrei 10:1-4

 

La legge può, forse, essere osservata nella sua lettera, ma non nel suo spirito. La lettera, infatti, dice: ”Non uccidere”, ma non è sufficiente non provocare la morte di qualcuno per osservare questo precetto. Un semplice pensiero ostile, infatti, verso il nostro prossimo manifesta l’incapacità del nostro cuore di amare in maniera incondizionata. E l’amore incondizionato, cioè non dipendente da quello che ci viene fatto o detto, ma continuo e inalterato, è lo spirito della legge. Chi ama il prossimo, infatti, non ruba, non ammazza, non dice falsa testimonianza, non commette adulterio, ecc. E chi infrange un solo punto della legge si rende colpevole su tutta la legge (Giac.2:10-11), perché infrange la legge dell’amore e chi non ha amore non può osservare nessuno dei precetti del Decalogo. Nessun uomo ha in sé questa capacità, ma solo Gesù, la promessa del Padre per questa umanità morta nei suoi falli e peccati.

 

8.     La legge porta con sé condanna e morte

                 2 Cor. 3:5-9   /   Gal. 4:21-31  ;  3:10-14

 

La legge, quindi, non è altro che il nostro inesorabile accusatore che reclama continuamente la condanna per i nostri misfatti.

 

9.     L’ignoranza della legge non giustifica

                 Levit. 5:17-19   /   Rom. 2:12-16

 

La non conoscenza dei principi divini non impedisce all’uomo di essere un peccatore. La sua natura, infatti, non gli permette di amare come Dio vorrebbe e lo rende, perciò, indegno di entrare nel regno dei cieli.

 

10.      Il fine della legge e di condurci a Cristo, cioè alla grazia

                 Gal. 3:19-29  ;  2:15-21   /   Rom. 10:1-4

 

La legge voleva, e vuole, portare l’uomo alla presa di coscienza della propria incapacità di osservarla e dell’ineluttabilità della sua condanna. Questa realtà doveva, e deve, spingerlo a cercare misericordia presso Dio per cambiare la sua sorte ormai segnata; doveva, e deve, spingerlo a cercare un Salvatore, cioè a guardare a Gesù, la materializzazione della grazia concessagli dal Padre celeste, ovvero la capacità concreta di osservare lo spirito della legge.

 

 

11.    Lo spirito della legge è l’amore

                 Mat. 22:34-40  ;  7:12   /   Rom. 13:8-10   /   Gal. 5:22-24

 

Cristo è venuto per compiere la legge (Mat.5:17): ha amato il Padre e il suo prossimo fino all’estremo sacrificio.