LA CADUTA DELL’UOMO

 

1.       Dio diede all’uomo dominio sulla creazione

              Gen. 1:26-31  ;  2:8-9,16   /   Salmo 8:3-8

Nell’ordine gerarchico delle creature celesti, l’uomo fu fatto di poco inferiore agli angeli. Dotato di un corpo materiale e in possesso dei 5 sensi per una percezione immediata del mondo fisico, era l’essere più adatto ad integrarsi nella sfera della creazione. Dio lo collocò sulla terra come governatore e amministratore dell’opera creata e anche come beneficiario della stessa. Gli era anche stata data la capacità, tramite la procreazione, di rendere altri partecipi dei beni messi a disposizione da Dio per la nostra gioia.

 

2.     L’uomo aveva accesso all’albero della vita

              Gen. 2:8-17

Mangiando i frutti dell’albero della vita, l’uomo faceva un atto di ubbidienza e sottomissione a Dio, perché questo era il rapporto che doveva esistere tra creatura e Creatore. La sottomissione è vita per noi, perché ci permette di entrare in contatto con i piani di Dio, la Sua sapienza, la Sua forza, il Suo carattere morale, il Suo equilibrio e completezza (pace, gioia, sicurezza). La sottomissione a Dio ci permette di vivere in armonia con la Sua persona, di volere ciò che Lui vuole e di condividere quindi la Sua stessa natura. Abitiamo così nel cuore stesso di Dio e sperimentiamo la Sua persona (volontà, mente, sentimenti).

 

3.     Avvertimento di Dio

                Gen. 2:16-17

Dio dà all’uomo la facoltà di decidere il suo destino, gli concede cioè il libero arbitrio. Non vuole delle marionette, dominate da una volontà più forte, ma degli esseri che accettino volontariamente la Sua sovranità e riconoscano la rettitudine e bontà delle Sue vie. L’uomo è libero di separarsi da Dio, ma ciò rappresenterà la sua morte.

 

4.     L’uomo disubbidì

                Gen. 3:6-7,17   /   Rom. 5:19

Mangiando il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, l’uomo rinuncia a vedere in Dio l’unica autorità che gli possa indicare la via di ciò che è buono e giusto e decide di stabilire in un modo indipendente ciò che deve essere buono o cattivo per la sua vita. L’uomo si eleva a livello di Dio: emana le  proprie leggi.

 

5.     L’uomo peccò, violò il patto

                1 Giov. 3:4

L’uomo fece un atto in aperta ribellione a ciò che era la volontà di Dio per la sua vita, peccò.

 

6.     La paga del peccato è la morte

                 Gen. 2:17   /   Rom. 6:23

Volendo autogovernare la propria vita, l’uomo rifiuta ogni contatto con Dio, con la Sua sapienza, con la Sua forza, con il Suo carattere morale, con il Suo equilibrio e completezza (pace, gioia, sicurezza). Non essendo onnipotente, onnisciente e onnipresente, non può controllare in modo assoluto la natura, gli avvenimenti e i propri sentimenti. Staccato dalla sorgente della vita si espone all’invecchiamento e alla morte fisica. L’uomo muore anche dentro. Volendo, infatti, soddisfare solo se stesso non è più in comunione con Dio, cioè non è più interessato i soddisfare i piani, i pensieri, i desideri e i sentimenti di Dio. L’uomo non è più in armonia con Dio, è diventato egoista, è morto. L’uomo non ha più in sé la capacità di tornare indietro e cambiare la sua condizione, perché può solo ricevere e non creare. E’ così diventato schiavo di se stesso, del suo egoismo. La morte indica separazione dalla dimensione terrena,incapacità di comunicare (idee, fatti e sentimenti) e creare dei rapporti con gli esseri umani. Questo è quello che è successo all’uomo nei confronti di Dio.

 

7.     L’uomo cacciato dall’Eden

                 Gen. 3:22-24   /   Rom. 3:23

L’Eden rappresenta il cuore di Dio, l’intimità con Dio, la volontà di unità di intenti con Dio. L’uomo ha preso un indirizzo diverso da quello che segue Dio e così non rimane altro che la separazione. Dio è amore, l’uomo è diventato egoista. Sono queste due vie divergenti e senza possibilità di incontro.