La verità che libera  

F E R I T E   E M O Z I O N A L I

Esempi di ferite emozionali

    Quando le aspettative del bambino, e cioè

  

   - sentirsi amato e voluto incondizionatamente, così com’è

   - sentirsi importante per chi l’ha concepito

   - sentirsi sicuro riguardo all’accettazione da parte di chi esercita autorità su di lui

 

non vengono soddisfatte, si aprono nel suo cuore delle ferite, dette “ferite emozionali” perché coinvolgono i suoi sentimenti e bloccano, totalmente o parzialmente, lo sviluppo emotivo dell’ area interessata.  Il blocco dello sviluppo emotivo porta una persona a ripetere certi comportamenti, come fosse un disco incantato, per ottenere quella risposta dagli altri che gli è mancata la prima volta in ambito familiare, o per difendersi da una situazione che potrebbe riaprirgli la ferita e causargli dolore.

  

   Per esempio:

   - una eccessiva sudditanza al volere altrui per elemosinare l’approvazione

   - una necessità di essere il centro dell’attenzione per percepire l’interesse degli altri

   - una spinta quasi costrittiva alla ricerca del successo, ad occupare una posizione di preminenza

     all'interno della società per il bisogno di dimostrare il proprio valore, di percepire il rispetto

     di chi gli sta intorno, di sentirsi dire "bravo, sono fiero di te"  

   - una cura esasperata dell’aspetto fisico per sentirsi a posto

   - un conformismo totale alle mode del momento per non sentirsi escluso dal gruppo o dalla società      

   - una ricerca spasmodica del perfezionismo per evitare giudizi negativi e, quindi, il rifiuto

   - una fuga dal confronto per non vedersi perdenti, cioè inferiori

   - una tendenza a sminuirsi per prevenire la presa di coscienza degli altri sulla propria inettitudine

   - una propensione all’isolamento per la convinzione di non valere nulla come persona e, quindi, di non

     interessare a nessuno

   - una mancanza di iniziativa per un profondo senso di incapacità

   - un timore reverenziale eccessivo verso chi occupa una posizione di autorità, come per paura di      

     dispiacergli o di subire una reazione aggressiva

   - un senso di colpa esagerato e generalizzato, non sentendosi mai all’altezza delle aspettative altrui

   - un bisogno sistematico di giustificarsi e di scusarsi per evitare di sentirsi in colpa, o mancante

     nei confronti dell’interlocutore

   - una critica negativa costante per mettere in cattiva luce gli altri e sentirsi così più accettabile ai   

     propri occhi

   - una aggressività facile, volta a bloccare negli altri ogni possibile giudizio negativo o riprensione

   - una ipersensibilità, o permalosità, che va ben al di là delle intenzioni degli altri di ferire o di

     disprezzare

   - una dipendenza morbosa da oggetti o persone, dovuto ad un profondo senso di insicurezza

   - un vittimismo a senso unico, che porta a vedersi oggetto continuo di ingiustizie

   - una lotta maniacale per ottenere giustizia, evitando così gli abusi di qualsiasi tipo

   - un rifiuto sistematico verso ogni forma di autorità e di potere, visti come schiacciamento o

     imposizione della volontà altrui sulla propria

   - una forte autocommiserazione esternata per suscitare l’interessamento e la benevolenza degli altri

   - una forte gelosia, che spinge a voler distruggere la felicità altrui e a dividere chi si ama

   La ferita apertasi produce il più delle volte sofferenza, accompagnata da ansie e timori. La sofferenza genera rabbia, perché è una realtà che contrasta fortemente con il nostro bisogno di felicità, di serenità, di pace e di armonia. La rabbia può essere espressa, portandoci a forme di emarginazione, o repressa, causandoci problemi depressivi. La rabbia sfocia nel rancore verso chi è stato causa del nostro malessere o verso chi ce lo ricorda indirettamente. Il rancore alimentato può accentuarsi e diventare odio.

   E’ di fondamentale importanza, quindi, per il nostro equilibrio emotivo e per lo sviluppo di una personalità matura, prendere coscienza delle ferite eventualmente subite e liberarsi di tutta quella rabbia che ci avvelena l’esistenza e ci impedisce di valutare con obiettività e realismo le vicende della vita, impedendoci così di prendere le decisioni giuste e migliori per noi. E’ indispensabile anche liberarsi dal rancore e ancor più dall’odio, se vogliamo diventare persone capaci di amare, in grado di offrire felicità, serenità, equilibrio e sicurezza a chi ci sta intorno, a chi ci vuole bene.