LEGGE O GRAZIA?
Oltre a questa meditazione il pastore Lamberto Fontana ha scritto quattro libri:
Tutti i credenti sanno, perché è stato così loro spiegato, che siamo nella dispensazione della “Grazia”. Con questo concetto si tende a spiegare che la salvezza non si può acquistare o meritare, ma che è un regalo che ci viene offerto dall’Alto, come leggiamo nelle Scritture: “Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché niuno si glori; perché noi siamo fattura di lui, essendo stati creati in Cristo Gesù per le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:8-10).
Quando “nasciamo di nuovo” e percepiamo una strana felicità, un desiderio di avvicinarci a Dio e di conoscerlo, la convinzione che la Bibbia contiene la verità divina e che rappresenta il nostro cibo quotidiano, ciò avviene perché in noi, cioè nel nostro cuore, è venuto ad albergare lo spirito di Gesù, cioè la persona Gesù.
Con l’avvento dello spirito di Gesù nel nostro cuore presentiamo adesso una doppia personalità, o due diverse interpretazioni sul senso della vita che motivano il nostro agire.
La Bibbia differenzia queste due entità usando i seguenti termini: “L’uomo vecchio” e “l’uomo nuovo”, “l’uomo esteriore” e “l’uomo interiore”, “la carne” e “lo spirito”.
Noi umani, generati da un uomo e da una donna, siamo “l’uomo vecchio”, “l’uomo esteriore” e “la carne”, mentre Gesù, nato per opera dello Spirito Santo, è “l’uomo nuovo”, “l’uomo interiore” e “lo spirito”.
Per colpa della disubbidienza di Adamo noi tutti siamo stati costituiti peccatori (Romani 5:19), perché “chi nasce da carne, carne è”, cioè abbiamo ricevuto per eredità una natura egoista, egocentrica, centrata sulla ricerca del bene personale e con un proprio concetto di giustizia, che tende sempre a favorire noi stessi utilizzando le più disparate argomentazioni e una logica fatta su misura.
Decidendo noi ciò che è buono o cattivo per le nostre vite, abbiamo detronizzato Dio dai nostri cuori e ci siamo resi indipendenti da Lui. Siamo diventati simili a Satana! Infatti: “Chi commette il peccato è dal diavolo, perchè il diavolo pecca dal principio” (1 Giovanni 3:8).
Dice ancora la Scrittura: “La mente controllata dalla carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo. Quindi quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio” (Romani 8:7-8). Conclusione: nessun essere umano può concepire o fare una qualsiasi cosa in sintonia con la mente di Dio. Infatti: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23) e “senza di me (Gesù) non potete fare nulla” (Giovanni 15:5).
La Legge data da Dio a Mosè chiedeva all’uomo, tramite un suo sforzo, di mettere in atto uno stile di vita che Gli fosse gradito, uno stile di vita basato sull’amore, sulla comprensione, sul rispetto reciproco, sulla ricerca del bene comune: “Non abbiate altro debito con alcuno se non d’amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. Infatti il non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non concupire e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: Ama il tuo prossimo come te stesso. L’amore non fa male alcuno al prossimo; l’amore, quindi, è l’adempimento della legge” (Romani 13:8-10). E’ ovvio che la Legge, data la natura egoista degli essere umani, non aveva la finalità di produrre l’amore nei cuori degli uomini. Del resto, un comandamento viene dato per impedire che si continui nella pratica di un comportamento indesiderato e non ha in sé la capacità di creare ciò che non esiste, ma piuttosto di mettere in risalto, come in questo caso, l’impossibilità degli uomini di amarsi e di portarli, tramite una loro presa di coscienza di questa realtà, alla ricerca di una soluzione, di un Salvatore esterno a loro, ma che avesse la possibilità di venire ad abitare dentro di loro portando pensieri e desideri conformi alla mente di Dio, conformi alla legge dell’amore: “La legge è stata il nostro pedagogo per condurci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede…poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo” (Galati 3:24,27).
La Legge, infatti, non solo non ha eliminato il peccato, ma lo ha rafforzato: “La legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse” (Romani 5:20), “Poiché, mentre eravamo nella carne, le passioni peccaminose, destate dalla legge, agivano nelle nostre membra per portar del frutto per la morte” (Romani 7:5). Lo sforzo umano di non fare ciò che la Legge proibisce, cioè il tentativo di bloccare la spinta interiore verso un’azione peccaminosa o di ignorare un desiderio carnale presente nel proprio cuore, non può produrre altro risultato che quello di aumentarne la forza fino al punto di piegare la debole resistenza offerta dall’autoimposizione di un comportamento richiesto sì dal precetto divino, ma non rispondente al proprio senso di giustizia, di benessere, di necessità, di piacere.
Oppure, lo sforzo può produrre un’apparente vittoria, almeno per un certo periodo, nel senso che riesce ad impedire un atto concreto contrario alla Parola di Dio, ma non riesce in ogni caso ad evitare di percepire il desiderio di compiere quell’atto: “Voi avete udito che fu detto: Non commettere adulterio. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per appetirla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5:27-28). Anche in questo caso la giustizia di Dio non è soddisfatta.
Per entrare, quindi, nel concetto di Grazia dobbiamo ammettere che il nostro cuore è contaminato, cioè che produce automaticamente peccati, nel senso che non può evitare di orientarci nella direzione della ricerca del vantaggio, del benessere e del piacere personale, senza possibilità alcuna di modificare questa sua tendenza naturale. Non dobbiamo stupirci di percepire pensieri e sentimenti in contrasto con la volontà di Dio, dobbiamo diventare coscienti che quello che noi riteniamo essere giusto si scontra con la giustizia divina e riconoscere che i nostri sforzi non sono in grado di modificare sostanzialmente il nostro comportamento e il livello di felicità interiore.
In definitiva dobbiamo diventare consapevoli del reale bisogno di trovare un Salvatore che ci liberi dalla nostra condizione quotidiana relativamente alla mente e al cuore (per esempio: rabbia, rancore, odio, senso di indegnità, di rifiuto, di inferiorità, critica negativa, giustizia propria, condanna, permalosità, indifferenza riguardo i bisogni altrui, pretese e aspettative da chi vive intorno a noi, ansie, paure, forme di autodifesa nelle relazioni,ecc….. e più in generale la ricerca del piacere, del potere e della gloria personale) e metterci di conseguenza alla ricerca in noi dello Spirito di Gesù che ci è stato inviato nei cuori da Dio: “E perché siete figlioli. Dio ha mandato lo Spirito del suo Figliolo nei nostri cuori, che grida: Abba, Padre” (Galati 4:6).
La Scrittura, in questi meravigliosi versetti liberatori, ci invita con amore e comprensione a riconoscere i nostri peccati, a confessarli e in nessun modo a coprirli: “Dio è luce, e in Lui non vi sono tenebre alcune. Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre (cioè non applichiamo la legge dell’amore, sia per ignoranza del suo significato, ma anche tramite il goffo tentativo di agire in conformità alla Parola soffocando i veri desideri del cuore e mostrando un’apparente dimensione spirituale o santità), noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità (cioè non lasciamo agire il Cristo presente in noi); ma se camminiamo nella luce, com’Egli è nella luce (cioè se permettiamo alla Parola di entrare nel nostro cuore e di manifestare le vere motivazioni che ci muovono ad agire, senza averne vergogna o senza temere di vederle per paura di essere rifiutati da Dio Padre), abbiam comunione l’uno con l’altro (cioè viviamo in armonia, perché l’amore non fa male alcuno al prossimo), e il sangue di Gesù suo Figliolo, ci purifica da ogni peccato (cioè nel momento in cui vedo le mie motivazioni sbagliate cerco la presenza di Gesù, lo spirito di Gesù, la mente di Gesù, la vita di Gesù, per essere ispirato da Lui nell’attitudine giusta e poter agire nel modo corretto, liberandomi da principi e convinzioni carnali, per la gioia di Dio Padre). Se diciamo d’esser senza peccato (cioè se copriamo le nostre motivazioni e ci sforziamo di mettere in pratica la Parola mostrando un’apparente santità), inganniamo noi stessi e la verità non è in noi (perché “il nostro cuore è ingannevole più d’ogni altra cosa, e insanabilmente maligno” Geremia 17:9). Se confessiamo i nostri peccati (cioè se li riconosciamo in tutta onestà e trasparenza e ammettiamo in tutta semplicità la nostra incapacità di soddisfare le aspettative di Dio), Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati (cioè non si sofferma a considerare questa nostra realtà per rifiutarci o punirci) e purificarci da ogni iniquità (ma, liberato dalla nostra volontà che gli concede spazio nel nostro cuore, ci porterà ad agire con la sua forza e le sue motivazioni in un modo irreprensibile agli occhi di Dio Padre). Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi (1 Giovanni 1:5-10).
Rilassiamoci, dunque, liberiamoci dal peso di dover gradire Dio per essere da Lui accettati ed entriamo nel “riposo” di Cristo, imparando ad attingere alla sua “grazia” che ci rende “santi e irreprensibili dinanzi a lui nell’amore” (Efesini 1:4).