LA DECIMA E’ ANCORA UN PRINCIPIO ATTUALE?

 

 Oltre a questa meditazione il pastore Lamberto Fontana ha scritto quattro libri:

E' più forte di me    Amami Accettami Considerami    Quando Dio ti lascia perplesso    Dio non vuole che i suoi figli soffrano

   Qualcuno potrebbe dirmi che il mio tracollo finanziario (spiegato nelle pagine precedenti del libro: "Quando Dio ti lascia perplesso") si è verificato perché io attualmente non pago la decima. Perché se la pagassi, sperimenterei sicuramente quanto affermato in Malachia: “L’uomo può forse derubare Dio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: In che cosa ti abbiamo derubato? Nelle decime e nelle offerte. Voi siete stati colpiti da maledizione, perché mi derubate, voi, tutta quanta la nazione! Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo, dice il Signore degli eserciti; vedrete se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò  su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla” (Malachia 3:8-10).

    Certo che, se fosse così, avremmo a che fare con un Dio legalista e non con un Dio ricco d’amore e di misericordia come ci ripete continuamente nella sua Parola. Se fosse così, uno che guadagna 5.000,00 Euro al mese verserebbe 500,00 Euro di decima e potrebbe continuare a vivere agiatamente con i 4.500,00 che gli restano, mentre chi ha uno stipendio di 1.300,00 Euro, versandone 130,00 alla Chiesa, avrebbe difficoltà ad arrivare alla fine del mese. La legge della decima sarebbe rispettata, ma non posso credere che Dio sarebbe contento di una simile situazione. Se chi guadagna tanto, allora, deve dare di  più della decima e  chi  guadagna poco può versare di meno, aboliamo il termine decima e parliamo di libere offerte.

 

    Io sono cresciuto, comunque, in una Chiesa dove la decima più che predicata era quasi richiesta e anch’io, da buon cristiano sottomesso, mi sono adattato a questa regola. Quando i miei genitori mi inviavano del denaro, prelevato dal mio conto, io davo in offerta la decima parte. Rientrato  in  Italia ho continuato per diversi anni, in una maniera quasi maniacale, a mettere da parte per il Signore un decimo di quel poco che mi veniva elargito. Poi ho incominciato a ragionare con la mia testa e a investigare le Scritture, come ci consiglia Gesù in Matteo 22:29, per non cadere o perseverare in un eventuale errore.

    La decima, così come tante altre prescrizioni, è un ordine rivolto al popolo ebreo contenuto nella legge mosaica. Nel Nuovo Testamento non compare mai il comando o l’invito a pagarla e se ne fa accenno solo in tre occasioni. Nella prima Gesù dice: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre” (Matteo 23:23 / Luca 11:42).

    In questa circostanza Gesù sta accusando gli Scribi e i Farisei, tenaci oppositori del Maestro in quanto non osservante alla lettera dei precetti contenuti nella Legge, di rispettare i comandamenti di Mosè solo in apparenza, ma non nella sostanza. E’ lo spirito della Legge che deve essere osservato, cioè quelle motivazioni sante che devono spingere il nostro cuore ad agire, e non la formale applicazione di quanto prescritto, così come ce lo conferma l’apostolo Paolo: “Egli ci ha anche resi idonei a essere  ministri di un nuovo patto, non di lettera, ma di Spirito; perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica” (2 Corinzi 3:6).

 

    E cosa sia lo spirito della Legge ce lo spiega Gesù: “Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento. Gesù gli disse: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti” (Matteo 22:36-40); “Tutte le cose dunque che voi volete che gli  uomini  vi  facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti” (Matteo 7:12).

    E’ l’amore, quindi, che deve motivare il nostro dare offerte in denaro per i bisogni della Chiesa e del nostro prossimo (cosa che anch’io mi preoccupo di fare e di predicare) e non un freddo calcolo matematico già predefinito, che ha forse il solo scopo di tranquillizzare la  nostra coscienza quando lo rispettiamo o di crearci dei sensi di colpa quando, per svariate ragioni, non siamo in grado di osservarlo.

    Nella seconda occasione un fariseo sta pregando: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo. Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, abbi  pietà  di me, peccatore! Io vi dico che questo tornò a casa sua  giustificato, piuttosto che quello” (Luca 18:11-14).

Qui vale lo stesso commento fatto precedentemente.

    Nella terza occasione si fa riferimento ad un avvenimento dell’Antico Testamento: “Questo Melchisedec, re di Salem, era sacerdote del Dio altissimo. Egli andò incontro ad Abramo, mentre questi ritornava dopo aver sconfitto dei re, e lo benedisse. E  Abramo diede a lui la decima di ogni cosa” (Ebrei 7:1-2).

 

    Vediamo adesso le indicazioni presenti in tutto il Nuovo Testamento relativamente alle offerte: “I discepoli decisero allora di inviare una sovvenzione, ciascuno secondo le proprie possibilità, ai fratelli che abitavano in Giudea” (Atti 11:29); “…la loro gioia incontenibile (delle chiese di Macedonia) e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità. Infatti, io ne rendo testimonianza, hanno dato volentieri, secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi, chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi” (2 Corinzi 8:2-4); “Quanto alla sovvenzione destinata ai santiho ritenuto necessario esortare i fratelli a venire da voi prima di me e preparare la vostra già promessa offerta di generosità e non d’avarizia. Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente. Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di malavoglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso” (2 Corinzi 9:1-7).

Nelle epistole, quindi, non compare mai la parola “decima”, ma l’entità dell’offerta richiesta è lasciata alla generosità del singolo credente. Qualcuno potrà dirmi che c’è distinzione tra decima e offerte, ma questa distinzione nel Nuovo Testamento non compare. Non c’è, poi, nessuna  indicazione  che Gesù o i suoi discepoli la pagassero.

 

    L’ordinanza di pagare la decima sulle proprie entrate era una delle norme dettate da Mosè nella Legge. Ora, l’apostolo Paolo, particolarmente in due sue epistole, Romani e Galati, ha ripetuto con insistenza il concetto che il credente è libero dall’osservanza della Legge: “Non siete sotto la legge ma sotto la graziaanche voi siete stati messi a morte quanto alla legge mediante il corpo di Cristoma ora siamo stati sciolti dai legami della legge, essendo morti a quella che ci teneva soggetti, per servire nel nuovo regime dello Spirito e non in quello vecchio della lettera (Romani 6:14 ; 7:4,6)…tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizioneCristo ci ha riscattati dalla maledizione della leggeDio mandò suo Figlio, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge (Galati 3:10,13 ; 4:4)”. Perché abbiamo  accettato  questa  verità, sentendoci  liberi  dall’osservanza di tutti i precetti contenuti nella legge, tranne che per la decima? Osservare la decima non dovrebbe anche comportare  la  reintroduzione del sabato e della circoncisione, per esempio?

 

    Qualcuno, però, potrebbe dirmi che la decima è anteriore alla Legge di Mosè (Genesi 14:18-20), per cui è e sarà sempre vigente. Abramo indubbiamente diede la decima di ogni cosa a Melchisedec e questi personaggi sono certamente precedenti a Mosè.

    Ma Abramo ricevette da Dio anche l’ordine di circoncidere ogni figlio maschio: “Poi Dio disse ad Abramo: Quanto a te, tu osserverai il mio patto: tu e la tua progenie dopo di te, di generazione in generazione. Questo è il mio patto che voi osserverete, patto fra me e voi e la tua progenie dopo di te: ogni maschio fra voi sia circonciso. E sarete circoncisi; e questo sarà un segno del patto fra me e voi. All’età di otto giorni, ogni maschio sarà circonciso fra voi, di generazione in generazione: tanto quello nato in casa, quanto quello comprato con danaro da qualsivoglia straniero e che non sia della tua progenie. Quello nato in casa tua e quello comprato con danaro dovrà essere circonciso; e il mio patto nella vostra carne sarà un patto perpetuo. E il maschio incirconciso, che non sarà stato circonciso nella sua carne, sarà reciso di fra il suo popolo: egli avrà violato il mio patto” (Genesi 17:9-14). Perché, allora, questo precetto di Dio non viene più osservato oggi?

    Entrambe le situazioni sono certo anteriori a Mosè, ma è anche vero che precedono la venuta di Gesù Cristo che “ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre  di nuovo sotto il giogo della schiavitù (la Legge)” (Galati 5:1).

 

    E se nelle lettere di Paolo troviamo le parole liberatorie dall’obbligo alla circoncisione: “E’ stato alcuno chiamato essendo circonciso? Non faccia sparir la sua circoncisione. E’ stato alcuno chiamato essendo incirconciso? Non si faccia circoncidere. La circoncisione è nulla e la in circoncisione è nulla; ma l’osservanza dei comandamenti di Dio è tutto” (1 Corinzi 7:18-19) ; “Poi, passati 14 anni, salii di nuovo a Gerusalemme con Barnaba, prendendo anche Tito con me. E vi salii in seguito ad una rivelazione, ed esposi loro l’Evangelo che io predico fra i Gentili, ma lo esposi privatamente ai più ragguardevoli, onde io non corressi o non avessi corso in vano. Ma neppure Tito, che era con me, ed era greco, fu costretto a farsi circoncidere” (Galati 2:1-3) ; “Ecco, io Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. E da capo protesto ad ogni uomo che si fa circoncidere, ch’egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge” (Galati 5:2-3).

    Perché, nelle stesse lettere di Paolo, non percepiamo anche la libertà dall’obbligo di pagare la decima? Non ci bastano il suo silenzio sulla necessità di osservare questo precetto e le parole che rivolge a chi viene richiesto di sovvenzionare l’opera del Signore? E cioè: “Decisero di inviare una sovvenzione, ciascuno secondo le proprie possibilità…hanno dato volentieri, secondo i loro mezzi…dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo” (Atti 11:29 ; 2 Corinzi 8:3 ; 9:7).

 

    Per queste ragioni io ho deciso di non pagare più la decima, come  regola, come istituto, né l’ho mai pretesa dalla Chiesa. Ho preferito, invece, lasciarmi guidare dallo Spirito, perché “dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà” (2 Corinzi 3:17). Ognuno, però, faccia come meglio crede, basta che lo faccia pensando di gradire a Dio.